Laura Morandini dal libro delle firme, Aosta 2001
Caro Giuseppe,
invece di una vera e propria presentazione – di cui non mi sento capace: non è il mio mestiere – preferisco scriverti una lettera. Mi piacciono i tuoi quadri anzitutto per la loro varietà: tu dipingi, intagli, fai collages, mixage di acquarello, pastelli e colle, su tela legno, plexiglas o cartone, tutto con uno stile personale, fuori dalle mode, come se la tua mano fosse guidata da un’incontenibile fantasia.
L’emozione che si prova davanti alle tue opere nasce lentamente, come se ognuna richiedesse uno studio dettagliato, un percorso a sorpresa attraverso gli oggetti, i paesaggi, i corpi che metti in figure e colori.
Io ti ho conosciuto come un esperto manipolatore del legno: la libreria che abbiamo in casa da oltre vent’anni è frutto di un vero “maestro d’arte”. Poi la sorpresa. Lateralmente al tuo lavoro di designer, hai sempre dipinto. “Fatto quadri” come si dice comunemente. Con quella tua aria un po’ eccentrica e disobbediente, i tuoi capelli ribelli, ti guardi in giro, osservi gli ambienti, i paesaggi e raccogli i materiali – gli spunti – per costruire la tua pittura: il discorso che fai può sembrare semplice, ma nasconde incursioni di vario tipo nel campo della psicologia.
Non sei un realista: le gradazioni dei colori(celesti così felici, grigi, neri, verdi rossi accesi) e tuoi temi ricorrenti (colonne, scale, tetti, manichini, edifici sbrecciati, chiese) portano ad un’atmosfera poeticamente surreale che, però, non allontana dal mondo. Anzi lo restituisce e mette in contatto con un presente e un ambiguo futuro che sono quelli di un agitatore di idee, la mia intenzione era soltanto di parlare con te, per comunicarti le mie impressioni con un discorso molto amichevole.
Laura Morandini
dal libro delle firme, Aosta 2001