Corrado Cattaneo – Marzo 2001
L’affascinante immaginario artistico di Giuseppe Orsenigo si struttura attorno a molteplici pratiche alle quali è rimasto affezionato in oltre trent’anni di attività. Innanzitutto l’uso di un simbolismo “minimo” che si organizza attorno alla figura antropomorfica del manichino. L’uomo nella sua incertezza concettuale e sentimentale resta al centro della ricerca artistica di Orsenigo, ma al tempo stesso non appare mai manifestato nella sua carnalità.
L’uomo è quindi destrutturato e decontestualizzato per mezzo del suo alter ego meccanico e come tale si rende però imprescindibile, proprio come in ogni fatto artistico,e lo vediamo fare capolino in tutti i suoi lavori, ora eretto al privilegio del personaggio ora delegato a ruolo di spettatore.
Spostare l’oggetto animato nella sfera dell’arte, ma spostare al contempo l’oggetto inanimato che appartiene alla sfera del quotidiano (sia esso un tavolo, un fiore o una colonna), elevando nell’universo artistico è un’altra voce del vocabolario espressivo di cui Orsenigo si serve con disinvoltura.
Particolare valore assumono inoltre nel precorso espressivo di questo autore i materiali, che non sono mai semplici strumenti a servizio del suo fare artistico: Orsenigo dipinge indifferentemente su tela, alluminio, vetro, carta e molto altro, si serve di tempere, gesso, pastelli, colla e tutto quello che colpisce la sua immaginazione, materiali con i quali colloquia abitualmente nel suo lavoro di designer.
L’uso ostentato della citazione e dell’autocitazione e la ripresa stilistica di diversi modelli linguistici e un’altra delle sue caratteristiche che percorrono tutti i suoi 30 anni di produzione pittorica.
La riuscita espressiva di ogni creazione, infine, non è mai nella sostanza ottenuta attraverso un atto di rottura fine a se stesso. Traspare invece un’attenzione minuziosa per la “qualità” del rappresentato e per la potenza figurativa dell’opera, caratteristica che contribuisce non poco a rendere il suo lavoro profondamente affascinante.
Corrado Cattaneo
Mariano Comense Marzo 2001